5. Il cambiamento musicale può contraddire o mitigare il cambiamento culturale.

Come ho già detto, durante gli ultimi 30/40 anni gli antropologi si sono interessati principalmente del cambiamento culturale che proviene dall'interazione fra società. Essi hanno elaborato concetti, in parte già citati, per spiegare i risultati di tale interazione: acculturazione - il risultato di un contatto prolungato fra due culture; sincretismo - un meccanismo di acculturazione in cui il grado di somiglianza o differenza fra analoghe componenti di due culture gioca un ruolo essenziale nel determinare la direzione del cambiamento; re-interpretazione, una modificazione della funzione senza cambiamento della forma. La divisione della cultura nelle sue componenti centrali e periferiche dà luogo a due meccanismi: l'occidentalizzazione (o i concetti connessi di "induizzazione" e "cinesizzazione") in cui gli aspetti centrali della cultura cambiano per divenire parte del sistema culturale generale occidentale (o indù o cinese); e la modernizzazione, in cui una società cambia le componenti marginali della sua cultura al fine di mantenere l'integrità di quelle centrali. Abbiamo visto al lavoro alcuni di questi meccanismi nel mio ultimo esempio. Nella maggior parte dei casi, il cambiamento musicale è semplicemente parte del cambiamento culturale: la musica vi partecipa, benché talora con risultati inaspettati.

Ma ancora, ci sono situazioni in cui la storia della musica contraddice ciò che succede nel resto della cultura. La musica cambia, forse, quando il resto della cultura non cambia, oppure rimane stabile quando tutto il resto cambia. Da ciò si potrebbe trarre la conclusione che la musica è indipendente dalla cultura, che il mantenimento di uno stile di canto non ha a che vedere con la continuità culturale più di quanto abbiano a che vedere con esso gli spostamenti di vocali nell'inglese medievale. Oppure, al contrario, si potrebbe desumere che la musica è particolarmente vicina a problemi fondamentali di identità, come l'identità etnica. Oppure possiamo supporre che il ruolo particolare della musica sia di mitigare, dal momento che in musica si può dire ciò che non si oserebbe dire con la sola parola, che la funzione della musica è di equilibrare. Oppure che la musica si colloca essenzialmente al di fuori della cultura, in un ruolo di contemplazione e commento. L'esempio proveniente dall'Iran ha dimostrato che la musica tradizionale, non occidentale, è fiorita in Iran quando la cultura persiana si è modernizzata e occidentalizzata, forse perché la musica è stata associata con i concetti musicali occidentali. Per contrasto, nel prossimo esempio, la musica contraddice le regole dell'esperienza.

Escursione: gli stili di canto delle pianure nordamericane

Attorno al 1880/90 le popolazioni amerindiane delle pianure - i Sioux, Crow, Blackfoot, Arapaho ed altri - vennero definitivamente sconfitti dall'esercito degli Stati Uniti e dai commercianti di bufali. La loro cultura virtualmente sparì e nel corso del sec. XX essi cominciarono a sperimentare un drastico cambiamento culturale e in parte divennero membri della società occidentale, ma della sua parte più povera e indigente. Dopo il 1950 ci sono stati tentativi di riportare in vita componenti importanti della cultura delle pianure nelle riserve - pur mantenendo modi di sussistenza, industria e trasporto di tipo occidentale - e perfino la religione, dal momento che la maggior parte degli indiani era diventata nominalmente cristiana.

Allo stesso tempo, nella musica, gli indiani delle pianure mantennero ed enfatizzarono il loro stile tradizionale e in effetti lo esagerarono. Inoltre, dal momento che molti amerindiani di diverse aree culturali si misero a lavorare per costruire una cultura pan-indiana che condivideva gli stessi elementi al di là dei confini culturali, essi scelsero come nucleo lo stile delle popolazioni delle pianure, che erano state, così sembrava, definitivamente sconfitte. Come è accaduto che, nel momento di una pesante occidentalizzazione della cultura indiana, quando lo stile musicale delle popolazioni era sottoposto alla più forzata occidentalizzazione, una musica molto facilmente distinguibile da quella occidentale sia diventata lo stile generalmente accettato delle popolazioni indiane, come se fosse "più indiana"?

Queste sono alcune delle possibili risposte: la sopravvivenza di una musica attraverso l'esagerazione delle sue caratteristiche distintive; l'uso della musica per esprimere ciò che non può essere espresso verbalmente; la musica resta un emblema della etnicità quando altri tipi di attività non possono esserlo. Non sempre la musica cambia nelle stesse direzioni del resto della cultura. C'è da essere sicuri che, per quanto riguarda le idee sulla musica, anche questi stili si sono occidentalizzati.

E' interessante notare che negli ultimi due decenni, quando le tradizioni indiane hanno avuto più incoraggiamento e meno pressioni, sono stati accettati più elementi occidentali sia a livello dello stile musicale (come l'armonia) che dei concetti (come quello della composizione da parte di uomini) e sono state create forme di tipo sincretico. Il ruolo della musica per flauto come componente di maggior rilievo nella musica indiana di oggi è invece più ovvio, alla luce della centralità della musica strumentale nella cultura occidentale e della sua relativa assenza nelle tradizioni indiane più antiche.

6. La musica può avere un ruolo particolare nel cambiamento culturale.

E' chiaro che la musica può avere un ruolo particolare, unico, nell'associare il presente di una società al suo passato. Questa osservazione può riferirsi alla affermazione di Daniel Neuman che la musica può avere una collocazione al di fuori del resto della cultura: la sua funzione è di commentare e anche di costruire ponti fra una società e il mondo esterno - collegare l'insider e l'outsider, umani e spiriti, cultura e natura, presente e passato. La posizione di "outsider" dei musicisti in molte società può essere messa in rapporto a questo fenomeno. Questo tipo di osservazione potrebbe portare ad una teoria generale del cambiamento musicale. Non è questo il luogo per fornirne una. Ma ci sono casi in cui sembra che la musica possa cementare passato e presente più di altri fenomeni. Alcune delle mie escursioni hanno già illustrato questi casi: nelle pianure, la musica può restare mentre tutto il resto cambia; in Iran, essa è cambiata in alcune delle sue componenti e non in altre, facilitando la transizione; nella cultura di Ishi, la musica può aver rappresentato l'avanguardia del cambiamento. Ma mi sembra che il ruolo particolare della musica possa essere meglio osservato attraverso i classici studi sulla storia della musica originaria dell'Africa sub-sahariana. La musica africana sembra aver avuto un comportamento unico nel rapporto con la cultura e il cambiamento culturale.

Escursione: la musica del Nuovo Mondo di derivazione africana.

Uno dei problemi maggiori nella storia dello studio etnomusicologico del cambiamento musicale è costituito dall'interazione fra la musica africana e varie altre musiche, principalmente occidentali, l'insieme risultante di musiche nelle varie società di derivazione africana nel Nuovo Mondo e la reimportazione delle musiche nere del Nuovo Mondo in Africa con ancora ulteriori evoluzioni musicali. Il concetto di sincretismo, che implica la compatibilità delle culture che si confrontano, è stato, per così dire, inventato per questa situazione.

Molti importanti studiosi hanno contribuito allo studio della situazione africana e di derivazione africana, a cominciare da Hornbostel e dal pioniere dell'Africa occidentale Ballanta-Taylor fino a Melville Herskovits e successivamente ai suoi allievi Watermann e Merriam. Ma vorrei soffermarmi un momento su Herskovits. Fra l'altro, Herskovits fece nel 1945 qualcosa che non aveva precedenti: egli esaminò in modo comparato i diversi tipi di attività culturale - religione, economia, vita politica, cultura materiale, arti visive - di diverse società del Nuovo Mondo di derivazione africana - residenti da Surinam a Haiti fino a Giamaica, Cuba e agli Stati Uniti - in rapporto alle corrispondenti espressioni culturali africane. Nonostante le immense difficoltà metodologiche, nelle quali non entro, Herskovits trae delle interessanti conclusioni che non possono facilmente essere negate: minori erano stati i contatti della società afroamericana con i bianchi, maggiore era la sua vicinanza alla realtà africana. Questo era prevedibile. Ma inoltre la musica - e in secondo luogo la religione - avevano conservato un carattere maggiormente africano di altri aspetti della cultura.

Ciò potrebbe portare alla conclusione che nel corso del cambiamento culturale nelle Americhe, la musica si presentava come un fenomeno conservativo che si opponeva al cambiamento. Ma nel mondo africano, la musica occidentale ha avuto un ruolo sostanziale anche se c'erano meno bianchi e si aveva una maggiore coesione tribale e coerenza culturale di quanta ce n'era nelle Americhe. Dovremmo forse rivedere tutto questo nel contesto di un'Africa più antica e in questo senso ci colpisce il fatto che l'Africa sub-sahariana possieda un considerevole grado di coerenza stilistica. Naturalmente ogni cultura ha aspetti speciali e particolari, ma le musiche africane hanno molto in comune - forse più delle musiche europee, se confrontiamo la musica popolare di Sami con quella della Grecia e tutto questo con la musica di chiesa e di corte di qualsiasi periodo storico. Se lo stile musicale deriva in buona misura dal tipo di cultura e dall'organizzazione sociale, allora ci si aspetterebbe una grande varietà musicale in Africa, data la varietà di società che l'hanno popolata, dai grandi imperi ai gruppi tribali gerarchici di media entità fino agli esigui gruppi di pigmei e di boscimani. La varietà esiste, ma certi principi - le forme brevi, iterative e basate sulla variazione, la polifonia e l'importanza di avere parecchie cose che vanno simultaneamente, il significato del ritmo e degli effetti percussivi in tutti gli strumenti e nella voce, il modello responsoriale, per citarne solo alcuni - caratterizzano in modo coerente la musica dell'Africa sub-sahariana e degli africani del Nuovo Mondo.

Non possiamo dire perché le culture africane sono più simili fra loro nella musica che in altri campi, ma ciò è vero anche per quanto riguarda le Americhe. Nel Nuovo Mondo, i vari gruppi, forzati a vivere insieme, possono aver utilizzato la somiglianza delle musiche per comunicare e si può pensare che sia stata questa associazione della musica con l'africanità che ha fatto sì che la musica sia stato l'ultimo tipo di attività culturale che si è occidentalizzato. O è possibile anche che si tratti di un caso in cui gli uomini hanno scoperto, per così dire, un modo particolarmente vincente di fare musica, in uno stile che prima si è diffuso per tutta l'Africa e poi è diventato il marchio degli africani costretti a sfruttarla nel migliore dei modi quando furono strappati alle loro case e gettati in schiavitù. Siamo tentati a chiederci se la musica può, una volta che sia stata creata, avere una vita propria, per così dire, e svilupparsi indipendentemente da e perfino in contraddizione con altri settori culturali. Questa continua ad essere una domanda senza risposta.

Conclusioni

In questo approccio informale alla sintesi di qualche visione antropologica ed etnomusicologica del rapporto fra passato e presente, abbiamo visto che le società del mondo sopravvivono legando il presente al loro passato e che la musica gioca un ruolo significativo e talora indispensabile in questo processo. Nel dedicarsi allo studio antropologico del "passato e presente" nelle culture musicali del Mediterraneo, noi partecipiamo ad una discussione su ciò che è forse stato l'interrogativo più importante nella ricerca musicale.

(traduzione di Tullia Magrini)

* Questo testo è la traduzione del paper presentato da Bruno Nettl al meeting "Past and Present: Perspectives for the Anthropology of Mediterranean Music" (Venezia 1995), di cui l'articolo qui pubblicato in lingua inglese costituisce la rielaborazione, completa di illustrazioni ed esempi sonori.


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