3. L' Islam e lo spettacolo
Sin dalla nascita dell' Islam, la liceità della musica e del canto è stata materia di di battito. Se ne discuteva la legittimità non solo per quanto riguarda l'artista ma anche riguardo al pubblico. Sia i fautori che i detrattori fondavano la legittimazione della loro posizione sul Corano e sugli hadiths, i detti del Profeta. Nell' odierno Egitto, questi dibattiti sulla legittimità della musica non precludono il fiorire dell'arte nei palazzi e nelle case private (Sawa 1989; Stigelbauer 1975). Chelebi, uno studioso musulmano del diciassettesimo secolo, distingue tre categorie di musica: quella che proviene dagli uccelli, dalla voce umana e dagli strumenti. Egli afferma che nell' Islam è permesso ascoltare le melodie prodotte dagli uccelli e quelle prodotte dalla voce umana ma a certe condizioni e regole. Invece non è mai ammissibile ascoltare strumenti a fiato o a percussione (1987: 38). Alcuni strumenti sono proibiti perché si presume che istighino al bere. Il kuba (tamburo oblungo) ad esempio è proibito perché associato al vino, alle canzoni licenziose e alle persone dissolute. Riguardo alla voce umana, se esegue canzoni sul vino e sulla dissolutezza, non è possibile ascoltarla (ibid.: 39). Secondo l' etnomusicologo Al-Faruqi, la dottrina religiosa istituisce una gerarchia della musica e del canto distinguendoli in forme proibite, sconsigliate, raccomandate ed encomiabili. Al culmine della gerarchia c'è la recitazione del Corano, immediatamente seguita dalla chiamata alla preghiera e la cantillazione religiosa. Legittimi sono anche vari generi di canzoni connessi alle celebrazioni familiari, ai canti delle carovane, ai canti di lavoro e alla musica delle bande militari. Al livello più basso della gerarchia troviamo "musica sensuale che è eseguita in occasione di attività condannate, o che si ritiene un incentivo per talune pratiche proibite, come il consumo di droga e di alcool, atti di lussuria, la prostituzione, ecc." (1985: 12). Questi generi sono chiaramente proibiti, haram. Tuttavia, la maggior parte delle forme di musica e di canto si collocano in posizione intermedia tra queste precise categorie e la loro appartenenza è controversa (Al-Faruqi 1985: 1-13). L' approvazione o la disapprovazione data all'interprete non è connessa solo al genere ma anche al contesto dell' esibizione. Riguardo alla liceità del contesto, tre sono gli elementi considerati importanti dallo studioso musulmano dell'undicesimo secolo Imam al-Ghazali, e precisamente il tempo, il luogo e i partecipanti. Non è accettabile che troppo tempo venga dedicato alle esibizioni tanto da interferire con i più alti obiettivi islamici e distrarre l'attenzione dei credenti dalla devozione a Dio. I professionisti che svolgono la loro attività a tempo pieno sono unanimamente meno approvati dei dilettanti non professionisti. L'accettabilità del luogo e delle circostanze dell'esibizione è pure un fattore importante nel giudizio sulla legittimità della posizione degli artisti di spettacolo e del loro pubblico. Infine, il tipo di persone presenti all'esibizione influisce sulla legittimazione degli artisti e del loro pubblico. Un certo genere di musica può, perciò, essere ammissibile in un dato contesto e rifiutatoin altre circostanze. Suonare il tamburello, per esempio, è lecito se è fatto da donne ad un matrimonio ma è proibito se fatto da uomini in un contesto di omosessualità o di prostituzione (Al-Faraqi 1985: 17-20; al-Ghazali 1902: 1).
Dobbiamo tener
presente però che al-Ghazali tratta della danza estatica maschile in
un contesto religioso e non della danza femminile in un contesto profano.
Sebbene l'impatto del genere sull'accettabilità dell'attività
artistica non abbia ricevuto un'attenzione sistematica, esso costituisce un
fattore cruciale nei dibattiti sopra delineati. Imam al-Ghazali lo spiega come segue: la musica è permessa a meno che non si tema la tentazione. La voce femminile potrebbe sedurre l'ascoltatore. Guardare le interpreti è sempre vietato. Ascoltare la voce di cantanti donne nascoste è vietato ugualmente se evoca immagini tentatrici. Egli continua argomentando che guardare un ragazzo imberbe è proibito solo se c'è pericolo di tentazione. E paragona poi la liceità dell' ascoltare una cantante nascosta a quella del guardare un giovane ragazzo imberbe. La regola che deve essere seguita, quindi, è relativa al rischio di indurre in tentazione: se questo è temuto si è fuori legge (1901: 235-237). Le donne sono quindi generalmente percepite come più seducenti degli uomini e l'eccitamento provocato dalla vista è considerato più potente dell'eccitamento provocato dall'ascolto. Queste considerazioni influenzano la valutazione di legittimità delle differenti forme di spettacolo maschile e femminile. Le esibizioni femminili sono più controverse e la loro accettabilità dipende dall'esperienza maschile della provocazione. Anche il fatto che l'eccitamento maschile sia più fortemente stimolato dalla vista che dall'udito influenza il giudizio sulle varie categorie di interpreti femminili. Le musiciste hanno una audience. Le cantanti hanno una audience ed anche, almeno attualmente, degli spettatori. Le ballerine, d'altro canto, catturano unicamente lo sguardo. La danza femminile è unanimamente considerata la forma più vergognosa di spettacolo. Allo scopo di capire i giudizi dei fondamentalisti islamici sull'arte dello spettacolo non possiamo solamente fare riferimento all'opinione degli studiosi musulmani dell'undicesimo o del diciassettesimo secolo, ma dovremmo anche esaminare a fondo il giudizio religioso dei leader più recenti. Secondo il tardo Sheikh al-Azhar Shaltut, che scrisse una fatwa (un decreto o giudizio ufficiale) sull'argomento nel 1960, la musica è ammissibile a certe condizioni. Egli argomenta che Dio non è contro il piacere e che l'Islam ricerca la moderazione. Però esso non dovrebbe avere luogo in circostanze immorali o con compagni dissoluti (Al-Faruqi 1985: 25-26). Lo studioso musulmano al-Quaradawi afferma che il canto e la musica in se stessi sono leciti e piacevoli. Tuttavia impone a riguardo numerose restrizioni. Il contenuto della canzone non dovrebbe essere contro la morale e gli insegnamenti islamici né essa dovrebbe essere affiancata da altre cose proibite nell'Islam, come l'acool. Anche il modo di cantare dovrebbe essere entro i limiti imposti dall'Islam, il che significa che non dovrebbe essere accompagnato da movimenti provocanti. L'esagerazione non è mai auspicabile ma sicuramente non lo è nello spettacolo e la persona che sa che lo spettacolo facilmente la o lo eccita dovrebbe starne alla larga (Quaradawi 1985: 139;289). Durante la mia ricerca il più prestigioso predicatore televisivo, Sheikh Mitwalli al-Sha'arawi, affermò che tutta la danza femminile è male e che solo la musica che non "solletica i nervi" è tollerabile (The Economist, 21-5-1988). La maggior parte delle forme e dei contesti dell'arte dello spettacolo nell'Egitto contemporaneo è perciò o controversa o proibita, particolarmente se vi sono donne che si esibiscono. Sebbene quindi i fondamentalisti Islamici siano i soli a cercare attivamente di impedire l'arte dello spettacolo, la loro posizione sull'illegittimità dell'arte dello spettacolo, specialmente se al femminile, è condivisa anche dagli studiosi musulmani conservatori e ortodossi. Perché, quindi, il corpo e la voce delle donne sono considerate cose proibite nell'Islam? |