3. La hadra
 

Nel seguito della cerimonia, mentre la musica ed il canto continuavano, alcune delle donne del pubblico si facevano avanti barcollando fino a raggiungere un piccolo spazio libero davanti alle musiciste. Qui, in un apparente stato di forte sconforto, con movimenti rigidi ed autoflagellandosi, queste ballavano al ritmo dei battiti del bendir. Mentre la danza si faceva sempre più vigorosa e la sofferenza delle donne aumentava costantemente, costoro urlavano come in preda a grande dolore, o invocavano ripetutamente 'Allah', fino a che, una dopo l'altra, cadevano al suolo, svenendo tra le braccia delle donne delle file anteriori del pubblico, mentre la musica giungeva a conclusione (5). Questo stato di intossicazione indotto da musica era noto ad Oujda col termine di hadra, benché questo si riferisse a volte anche all'insieme dell'evento. Durante l'intervallo tra i pezzi, la Fqira si alzava in piedi e sollecitava, attraverso l'intercessione dei santi, il ben noto potere dell'Onnipotente di alleviare i problemi del pubblico. Chiedeva inoltre al pubblico di comprare dei cubetti di zucchero avvolti in carta di giornale, dicendo che questi erano in grado di trasmettere una parte del potere spirituale, baraka, generato dalla cerimonia (6)
La crisi emotiva di una donna durante la danza (wav file: 233 kb)

Il modo stesso in cui le donne comprendevano quanto aveva luogo nell'Aissawa si basava su di una spiegazione magica della sfortuna. Se per esempio una persona era vittima di un'intera serie di piccoli incidenti, o se ogni suo tentativo di migliorare le circostanze della propria vita era finito in fallimento, si poteva sospettare che dei djinn, esseri spirituali minori ma malevoli, fossero entrati nel suo corpo. Ciò aveva luogo in genere attraverso delle azioni negligenti ed inquinanti, come per esempio il contatto inavvertito con schizzi d'acqua sporca. La contaminazione psichica, come l'essere vittima di 'el aïn' (il malocchio) 'forse ad opera di vicini gelosi o sconosciuti malevoli' era altrettanto pericolosa. Questa diagnosi poteva venire confermata da una visita all'apposito santuario marabutico, dove il talib, l' 'indovino' (letteralmente, 'studente') del posto aveva la capacità di identificare afflizioni spirituali, e prescrivere una combinazione di amuleti e riti in grado di placare o esorcizzare i djinn. L'Aissawa era uno dei vari gruppi di Oujda a cui si poteva rivolgere una donna sofferente per ottenere una cura terapeutico-musicale. Benché i molti gruppi musicali di questo tipo differissero in modo notevole dal punto di vista musicale e della prassi esecutiva, operavano tutti con lo stesso fine di liberare delle donne dai djinn attraverso la danza, la catarsi emozionale ed il crollo fisico (7). Vi era la convinzione assai comune, che pareva pervadere queste e numerose altre pratiche della regione, che tutte le musiche fossero in grado di penetrare i confini della psiche degli ascoltatori, e comunicare direttamente con la natura emotiva e spirituale di chi le ascoltava (8). Quando si intonava un canto relativo ad un particolare marabout, le donne che avevano visitato il santuario di questo santo, o che erano afflitte da problemi a lui associati, erano mosse alla danza, e, di conseguenza, la musica aveva funzione di invocazione del suo potere su particolari tipi di djinn.


Attorno alle musiciste sedute, le donne che danzano 
si buttano vigorosamente in avanti ed indietro al ritmo della musica. 

Questo ciclo esecutivo veniva ripetuto, con minori variazioni tematiche e musicali, durante il pomeriggio, nel corso del quale parecchie donne si facevano avanti a 'danzare' durante ciascuna serie di canti. In un pubblico che comprendeva all'incirca tra le cento e le centocinquanta persone, meno di un quarto era spinto a danzare durante le singole giornate. Le altre donne erano chiaramente presenti tanto per ragioni sociali o di divertimento, quanto per fini religiosi o terapeutici. Alle donne che danzavano veniva offerto sostegno empatico e spesso fisico; se ciò non era necessario, il pubblico partecipava cantando, battendo le mani, e parlando delle azioni in corso con le vicine. L'atmosfera era quasi sempre di tranquillo buon umore, con scambio di bonarie punzecchiature, e commenti gioiosi durante le pause tra le varie offerte musicali. Le riunioni terminavano nel tardo pomeriggio, quando le donne ritornavano a casa in gruppi a preparare i pasti serali per le proprie famiglie.


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