5c. I suoni degli anni Novanta: autenticità ed espressione personale
(iii) Lotfi Boushnak: Malouf
Tunisien
Nel gruppo di Tahar Gharsa, così come nei piccoli gruppi di strumenti solisti che prevalevano prima del Rashidiyya, i cantori e gli strumentisti solisti colorano le melodie con abbellimenti spontanei e sottili sfumature dell'articolazione. Il Rashidiyya, al contrario, con l'eliminazione del cantante solista, le sue fitte testure di corde e coro che mascherano qualsiasi contributo strumentale solista, e il suo uso della notazione per definire il dettaglio melodico, ha inibito tali canali di espressione personale. Negli anni Novanta, alcuni cantanti di rilievo hanno riscoperto e allo stesso tempo trasformato l'impianto solistico, usando le melodie tradizionali come veicoli per i loro stili vocali personali. Nel 1993, la Maison des Cultures du Monde di Parigi ha prodotto una incisione discografica intitolata Lotfi Boushnak: Malouf Tunisien nella quale la star mediatica tunisina, famosa in tutto il mondo arabo per la sua eclettica gamma di stili popolari tunisini ed egiziani, proponeva tre waslat, o nubat abbreviate (al-asbahan, rast al-dhil e sikah). Boushnak canta a solo in tutto il disco, sostenuto da un gruppo di nove strumentisti solisti al violino, nay, qanun, 'ud, violoncello, contrabbasso, naqqarat, darbukka e tar.
Se le interpretazioni solistiche di Boushnak possono sembrare un ritorno alla pratica tradizionale, sul modello di Tahar Gharsa: tale impressione è fuorviante. Gharsa si accompagna sull''ud 'arbi e la sua voce si alterna con un coro realizzato dagli strumentisti. Boushnak, al contrario, mantiene la netta separazione tra voce e strumenti istituita dal Rashidiyya e fa completamente a meno del coro, alternando la sua voce soltanto con gli strumenti. Boushnak, comunque, mantiene un peculiare impianto strumentale del ma'luf, usando soltanto gli strumenti a corda, la melodia tradizionale araba e gli strumenti a percussione del Rashidiyya; al contrasto, nel repertorio contemporaneo ricorre alle chitarre, alla tastiera elettrica e alla batteria. Egli inoltre adotta uno specifico stile vocale che sottolinea la corretta pronuncia tunisina delle parole. A differenza di Tahar Gharsa, però, Boushnak non ha pretese di autenticità, un fatto riconosciuto dal suo pubblico. Egli sostiene che il suo stile non è influenzato da altri cantanti, che nessuno glielo ha insegnato: un direttore di coro può insegnare le "grands ligness" ("grandi linee"), egli spiega, ma le sfumature espressive che costituiscono lo stile personale di un cantante sono sue proprie. Sempre a differenza di Gharsa, Boushnak non ha una particolare dedizione per il ma'luf, che ha incluso in tempi relativamente recenti nel suo repertorio, né per le tradizioni popolari ad esso collegate. Quando, nell'aprile del 2001, l'ho incontrato nel suo studio di Tunisi, egli ha infatti ribadito di averne avuto abbastanza degli antichi canti d'amore i cui sentimenti, secondo lui, non avevano importanza per il mondo d'oggi: "non sono un guardiano della tradizione" (12). Inoltre, mentre Gharsa canta soprattutto per un pubblico tunisino, preferibilmente in contesti informali, Boushnak è una star del jet-set e limita le sue apparizioni in pubblico ad eventi prestigiosi e di alto profilo come concerti di gala e i festival internazionali. |