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La settimana santa -
Gli "strepiti" dei Giudei di San Fratello
San Fratello è un piccolo paese sui Nebrodi al confine fra le province di Messina e Palermo. Qui, dal mercoledì al venerdì santo, ha luogo una singolare rappresentazione, unica in tutta la Sicilia, conosciuta come Festa dei Giudei. Protagonisti sono gli uomini del paese che scorrazzano liberamente per le strade suonando a squarciagola e agitando minacciosamente una grossa catena chiamata disciplina.
“Nei giorni di Giovedì e Venerdì della settimana santa […] si mettono in giro pel Comune un buon numero di mandriani travestiti in una certa foggia carnevalesca, che volgarmente si chiama di Giudei. La voce ‘carnevalesca’ non è esagerata, perché non potrebbe altrimenti appellarsi che da Carnevale i vari pezzi di quel costume. Un sacco con due buchi per gli occhi, ed una maglia di pelle nera lucida copre il capo, dietro il quale si rovescia a forma di cappuccio, pendente per via di una enorme nappa fino ai polpacci delle gambe, una specie di giubba egualmente rossa, che va a congiungersi alla vita con uno stretto paio di brache; gambali di stoffa gialla scendono fino ai calzoni: un insieme stranissimo, reso anche tale da un mazzo di catene a maglie schiacciate, triste avanzo di discipline, che i Giudei agitano e scuotono per accrescere il rumore, lo strepito ed il baccano onde assordano quanti incontrano e quanti essi si precipitano ad incontrare. Qualcuno di loro porta una tromba, che suona ad ogni crocevia, ad ogni vicolo, o chiassuolo nel quale imbocca, accrescendone gli effetti con lo scroscio della catena. Aggruppandosi, dividendosi, raggruppandosi innanzi le case, innanzi le chiese, si mescolano alla folla dei devoti, vi si fanno strada, sguisciando, sgambettando, saltando e facendo a chi più può nel raggiungere un posto, una chiesa, un orto, un giardino fuori il Comune, non curandosi di manomettere quanto incontrano” (Pitrè 1913 - 1978: 226-228).
Amplificando via via le valenze spettacolari ma anche liberatorie di quel rito, la tradizione popolare si è appropriata di quel momento, fino a far registrare, alla fine dell’800, episodi di ben altra natura:
Questo rituale, conosciuto come Terremoto o Scurdàte o Tremmete o Bbatte porte nelle diverse parlate locali e diffuso su tutto il territorio italiano, dal nord alle Isole, viene diversamente interpretato dagli studiosi. In alcuni casi come imitazione dello strepito e della confusione avvenuta durante la cattura di Gesù da parte dei soldati (i giudei), oppure come battiture inferte a Barabba, o ancora come riproduzione della flagellazione di Cristo o come reazione della natura alla morte del Figlio di Dio (cfr. Perrotta 1986; Sordi 1997; Mascia 2001). Potrebbe a San Fratello l’amplificazione dell’evento liturgico essere cresciuta a dismisura fino ad esplodere, liberando il rito dai limiti dei luoghi ecclesiastici? Lo strepito dei Giudei, che aveva portato il mondo dell’uomo a lambire quello intoccabile del sacro, ha forse percorso a ritroso la sua strada, riportando i gesti terreni sui luoghi del quotidiano per sacralizzarli nella profanazione? |