Permettetemi di cominciare con alcune osservazioni sulle
classificazioni del concetto di cambiamento. Generalizzando, si
può affermare che gli etnomusicologi hanno studiato il
cambiamento in tre modi relativamente distinti. Il primo modo,
che è dominante nella nostra letteratura, si basa sulla
esposizione di eventi registrati da osservatori, nel tradizionale
senso storico ed etnografico. Secondariamente, noi ci
interessiamo ai modi in cui il cambiamento, la storia, il
rapporto fra passato e presente sono percepiti e classificati
dalle diverse società - talora in modi che non si conformano
alle osservazioni citate sopra. In terzo luogo - e questo
problema è collegato al precedente - noi studiamo le
interpretazioni che le società danno delle loro percezioni, i
modi in cui esse modellano il loro passato per andare incontro
alle necessità del presente. Queste aree di studio si
sovrappongono, ma può essere utile talora separarle
artificialmente a fini della analisi.
Ma che cosa intendiamo con il concetto di "cambiamento
musicale"? Permettetemi di cominciare elencando
semplicemente alcuni esempi non connessi fra loro di fatti
verificatisi in un passato più o meno recente. Nel sec. XIX,
alcune tribù amerindiane si sentirono spinte ad abbandonare
completamente le loro tradizioni per assumere quelle della musica
occidentale locale. Nel sec. XX, la maggior parte dei compositori
europei di musica d'arte abbandonarono l'armonia funzionale e
adottarono il sistema seriale, ma mantennero forme e generi
tradizionali come la sinfonia e il quartetto d'archi. Già nel
sec. XVIII, gli schiavi africani crearono a Giamaica una nuova
musica che sfruttava elementi della loro eredità africana così
come degli inni protestanti che avevano appreso nel Nuovo Mondo.
Dopo il 1920, i musicisti iraniani che coltivavano il repertorio
classico aggiunsero l'armonia occidentale alle loro melodie. Nel
tardo Medioevo, gli abitanti dei villaggi tedeschi cantarono una
ballata per un secolo e ne crearono 75 varianti. Oggi, un
musicista indiano suona lo stesso raga in concerto anno dopo
anno, ma non lo esegue mai nello stesso modo. Quando Mozart
eseguì per la prima volta il suo Concerto in re minore,
esso aveva le stesse note che ha 200 anni più tardi, ma oggi
esso suona del tutto diverso - ed è diverso anche in ognuna
delle registrazioni che ne sono state realizzate nel sec. XX.
Sono certo che avete capito che cosa voglio dire. Noi possiamo
raggruppare questi esempi in qualche modo lungo le linee di un
continuum: sostituzione da parte di una società di un intero
sistema musicale; cambiamento radicale di una musica; e
cambiamenti entro un sistema, che sono permessi e forse perfino
richiesti dalla sua prosecuzione.
Inoltre possiamo distinguere il cambiamento nel sistema
centrale dal cambiamento periferico - il violino diventa il
principale strumento di accompagnamento nell'India del sud, ma il
sassofono viene suonato solo da due musicisti. Può succedere che
lo stile musicale continui mentre cambiano il contesto sociale e
il sistema di idee sulla musica. Ancora in India, il repertorio
classico dei canti devozionali eseguiti nei templi è stato
adottato in questo secolo nell'ambiente urbano dei concerti della
media borghesia. Il significato della musica può cambiare mentre
la struttura rimane. Il ruolo simbolico dei canti popolari è
molto cambiato nella società americana fra il 1900 e il 1990.
Ci sono stati tentativi di classificare i tipi e, più in
dettaglio, i gradi di cambiamento e i processi, che vanno
dall'abbandono completo a cambiamenti cosmetici come l'aggiunta
di una corda qua e là. C'è una quantità di termini per parlare
di questi fenomeni - occidentalizzazione, modernizzazione,
sincretismo, modificazione transculturale -, alcuni dei quali non
menzionerò neppure. Classificazioni del cambiamento sono state
proposte nelle opere di John Blacking, Margaret Kartomi, Amnon
Shiloah, Erik Cohen e di Bruno Nettl. Nella maggior parte dei
casi, ciò che mi colpisce non è tanto il cambiamento, ma sono
le tecniche che le società hanno inventato per impedire,
scoraggiare e controllare il cambiamento e per mantenere la
tradizione musicale, permettendo ad essa di continuare mentre
altre cose nella vita sono costrette a cambiare. Nella musica,
forse più che in altri campi della cultura, gli uomini
desiderano legare il loro presente al passato. Così, ci sono
cambiamenti nell'insieme della cultura musicale che vengono
realizzati al fine di mantenere intatti alcuni aspetti della
tradizione - per esempio, la secolarizzazione del repertorio
sacro tribale; o la riduzione di un repertorio per renderne
possibile la conservazione quando sono disponibili per il suo
mantenimento minori energie musicali; l'introduzione dell'armonia
funzionale; o la sostituzione dell'improvvisazione con l'enfasi
sulla precomposizione. La prima cosa da cui siamo colpiti
studiando il rapporto fra passato e presente è l'enorme varietà
di fenomeni che debbono essere presi in considerazione. Invero,
un gran numero di processi hanno luogo e convergono nella storia
di un genere o stile o perfino di uno strumento. Così, vengo
alla mia prima escursione, in Australia.
Escursione: il didjeridu
Nella storia del didjeridu degli aborigeni australiani interagiscono e vengono in conflitto parecchi modi di mettere in rapporto passato e presente. Lo strumento è una lunga tromba, generalmente fatta di eucalyptus. Osservando la sua storia antica dal punto di vista degli antropologi del Kulturkreis attorno agli anni '20 (vedi Schneider 1978), esso appare simile alle trombe lunghe di altre società- le trombe tibetane, l'alphorn, il molimo dei pigmei Mambuti, e questa distribuzione geografica in luoghi non contigui, insieme al suo ruolo nelle espressioni rituali, suggerisce che esso sia antico, lo associa con un particolare gruppo di oggetti culturali che sono connessi ad uno stile e ad uno stadio della cultura in un'ampia parte del mondo. In Australia, comunque, la sua diffusione era limitata una volta alle popolazioni aborigene del nord. Dopo l'insediamento dei bianchi nel continente, esso ha cominciato ad avere una diffusione più ampia ed è diventato una sorta di simbolo musicale degli aborigeni australiani (Berndt e Phillips 1978: 269-75).
Australian didjeridu | |
Didjeridu. In Uomini & Suoni (Firenze: Usher): 48 |
[potete visitare un sito sul didjeridu]
Io vorrei suggerire tre ragioni per questo fenomeno: il maggiore contatto fra le popolazioni australiane; la necessità di piccole e diverse società aborigene, tutte sotto la pressione del dominio dei bianchi, di trovare oggetti e idee che essi potessero condividere in una sorta di cultura pan-australiana, attraverso la reinterpretazione e il concetto di nativo; e infine il desiderio di trovare un modo di assimilare il ruolo emblematico degli strumenti nella cultura occidentale, dove la musica è vista come un'arte essenzialmente strumentale. Così, i cambiamenti nella cultura australiana non portarono tanto ad un nuovo suono musicale, ma a nuovi concetti e ad una diversa distribuzione dello strumento. Più tardi comunque il didjeridu fu coinvolto nella produzione di nuovi suoni, dopo essere diventato una sorta di simbolo della cultura aborigena australiana per gli australiani bianchi e dopo essere stato introdotto come strumento nella musica rock associata agli aborigeni o prodotta da musicisti aborigeni.
Musica rock degli aborigeni australiani
Infine, come indicato nei negozi turistici australiani e nei film sugli australiani bianchi, è diventato una sorta di emblema dell'Australia in generale (vedi M. Breen 1989; Dunbar-Hall 1994). In seguito esso è diventato parte del nuovo strumentario musicale internazionale, come illustra il suo uso da parte di musicisti americani come Stuart Dempster negli esperimenti sul metallo e la plastica e il suo suono nelle cattedrali europee.
Questo strumento trova la sua strada nella storia attraverso
una grande varietà di processi: una volta sembrava parte di un
ampio kulturkreis [circolo culturale]; è poi stato
coinvolto nell'abbandono della cultura tradizionale; è stato
oggetto di acculturazione, reinterpretazione, sincretismo,
modernizzazione, occidentalizzazione. Diventa così parte di
diverse culture; il suo suono resta lo stesso mentre il contesto
sociale e musicale cambia; il suo ruolo simbolico muta da
cerimoniale a etnico a nazionale. E' soggetto all'interazione con
forze sociali, politiche, tecnologiche. Le modificazioni nell'uso
e nel suono e nei concetti legati allo strumento hanno
accompagnato le modificazioni culturali che provengono in gran
parte da contatti fra le società. Ironicamente - e questo si
vede nella musica di molte piccole società - il didjeridu
è diventato sempre più noto e usato nello stesso momento in cui
gli aborigeni australiani e la loro cultura sono stati sempre
più assorbiti nella cultura dominante. E' chiaro che esso è un
potente strumento per collegare il passato al presente.