E' chiaro che la musica può avere un ruolo particolare,
unico, nell'associare il presente di una società al suo passato.
Questa osservazione può riferirsi all'affermazione di Daniel
Neuman che la musica può avere una collocazione al di fuori del
resto della cultura: la sua funzione è di commentare e anche di
costruire ponti fra una società e il mondo esterno - collegare
l'insider e l'outsider, umani e spiriti,
cultura e natura, presente e passato. La posizione di "outsider"
dei musicisti in molte società può essere messa in rapporto a
questo fenomeno. Questo tipo di osservazione potrebbe portare ad
una teoria generale del cambiamento musicale. Non è questo il
luogo per fornirne una, ma ci sono casi in cui sembra che la
musica possa cementare passato e presente più di altri fenomeni.
Alcune delle mie escursioni hanno già illustrato questi casi:
nelle pianure indiane, la musica può restare mentre tutto il
resto cambia; in Iran, essa è cambiata in alcune delle sue
componenti e non in altre, facilitando la transizione; nella
cultura di Ishi, la musica può aver rappresentato l'avanguardia
del cambiamento. Ma mi sembra che il ruolo particolare della
musica possa essere meglio osservato attraverso i classici studi
sulla storia della musica originaria dell'Africa sub-sahariana.
La musica africana sembra aver avuto un comportamento unico nel
rapporto con la cultura e il cambiamento culturale.
Escursione: la musica del Nuovo Mondo di derivazione
africana.
Uno dei problemi maggiori nella storia dello studio etnomusicologico del cambiamento musicale è costituito dall'interazione fra la musica africana e varie altre musiche, principalmente occidentali, l'insieme risultante di musiche nelle varie società di derivazione africana nel Nuovo Mondo e la reimportazione delle musiche nere del Nuovo Mondo in Africa con ancora ulteriori evoluzioni musicali. Il concetto di sincretismo, che implica la compatibilità delle culture che si confrontano, è stato, per così dire, inventato per questa situazione.
Gli esempi seguenti mostrano uno stile di esecuzione antico e non occidentalizzato (Badouma Paddlers' song), e uno stile che combina elementi della più vecchia tradizione africana con elementi stilistici della musica popolare occidentale ("Agayanka Dabre").
"Agayanka Dabre", brano highlife nigeriano
Molti importanti studiosi hanno contribuito allo studio della
situazione africana e di derivazione africana, a cominciare da
Hornbostel e dal pioniere dell'Africa occidentale Ballanta-Taylor
fino a Melville Herskovits e successivamente ai suoi allievi
Watermann e Merriam. Ma vorrei soffermarmi un momento su
Herskovits. Fra l'altro, Herskovits fece nel 1945 qualcosa che
non aveva precedenti: egli esaminò in modo comparato i diversi
tipi di attività culturale - religione, economia, vita politica,
cultura materiale, arti visive - di diverse società del Nuovo
Mondo di derivazione africana - residenti da Surinam a Haiti fino
a Giamaica, Cuba e agli Stati Uniti - in rapporto alle
corrispondenti espressioni culturali africane. Nonostante le
immense difficoltà metodologiche, nelle quali non entro,
Herskovits trae delle interessanti conclusioni che non possono
facilmente essere negate: minori erano stati i contatti della
società afroamericana con i bianchi, maggiore era la sua
vicinanza alla realtà africana. Questo era prevedibile. Ma
inoltre la musica - e in secondo luogo la religione - avevano
conservato un carattere maggiormente africano di altri aspetti
della cultura.
Ciò potrebbe portare alla conclusione che nel corso del cambiamento culturale nelle Americhe, la musica si presentava come un fenomeno conservativo che si opponeva al cambiamento. Ma nel mondo africano, la musica occidentale ha avuto un ruolo sostanziale anche se c'erano meno bianchi e si aveva una maggiore coesione tribale e coerenza culturale di quanta ce n'era nelle Americhe. Dovremmo forse rivedere tutto questo nel contesto di un'Africa più antica e in questo senso ci colpisce il fatto che l'Africa sub-sahariana possieda un considerevole grado di coerenza stilistica. Naturalmente ogni cultura ha aspetti speciali e particolari, ma le musiche africane hanno molto in comune - forse più delle musiche europee, se confrontiamo la musica popolare di Sami con quella della Grecia e tutto questo con la musica di chiesa e di corte di qualsiasi periodo storico. Se lo stile musicale deriva in buona misura dal tipo di cultura e dall'organizzazione sociale, allora ci si aspetterebbe una grande varietà musicale in Africa, data la varietà di società che l'hanno popolata, dai grandi imperi ai gruppi tribali gerarchici di media entità fino agli esigui gruppi di pigmei e di boscimani. La varietà esiste, ma certi principi - le forme brevi, iterative e basate sulla variazione, la polifonia e l'importanza di avere parecchie cose che vanno simultaneamente, il significato del ritmo e degli effetti percussivi in tutti gli strumenti e nella voce, il modello responsoriale, per citarne solo alcuni - caratterizzano in modo coerente la musica dell'Africa sub-sahariana e degli africani del Nuovo Mondo.
Non possiamo dire perché le culture africane sono più simili
fra loro nella musica che in altri campi, ma ciò è vero anche
per quanto riguarda le Americhe. Nel Nuovo Mondo, i vari gruppi,
forzati a vivere insieme, possono aver utilizzato la somiglianza
delle musiche per comunicare e si può pensare che sia stata
questa associazione della musica con l'africanità che ha fatto
sì che la musica sia stato l'ultimo tipo di attività culturale
che si è occidentalizzato. O è possibile anche che si tratti di
un caso in cui gli uomini hanno scoperto, per così dire, un modo
particolarmente vincente di fare musica, in uno stile che prima
si è diffuso per tutta l'Africa e poi è diventato il marchio
degli africani costretti a sfruttarla nel migliore dei modi
quando furono strappati alle loro case e gettati in schiavitù.
Siamo tentati a chiederci se la musica può, una volta che sia
stata creata, avere una vita propria, per così dire, e
svilupparsi indipendentemente da e perfino in contraddizione con
altri settori culturali. Questa continua ad essere una domanda
senza risposta.
Conclusioni
In questo approccio informale alla sintesi di qualche visione
antropologica ed etnomusicologica del rapporto fra passato e
presente, abbiamo visto che le società del mondo sopravvivono
legando il presente al loro passato e che la musica gioca un
ruolo significativo e talora indispensabile in questo processo.
Nel dedicarsi allo studio antropologico del "passato e
presente" nelle culture musicali del Mediterraneo, noi
partecipiamo ad una discussione su ciò che è forse stato
l'interrogativo più importante nella ricerca musicale.
(traduzione di Tullia Magrini)
* Questo testo è la traduzione del paper presentato da Bruno
Nettl al meeting "Past
and Present: Perspectives for the Anthropology of Mediterranean
Music" (Venezia 1995), di cui l'articolo qui pubblicato
in lingua inglese costituisce la rielaborazione.