3. Natale: orbi, novene e litanie
 

In Sicilia, come altrove, la cultura e la liturgia cristiana hanno sostituito le pratiche arcaiche del solstizio d’inverno, ma nonostante l’intervento secolare di normalizzazione operato dalla Chiesa, è ancora possibile intravedere elementi legati ai ritmi della natura: primi fra tutti quelli legati alla presenza di fuochi propiziatori, i zzucchi ‘i menzanotti, i ccippi, metafora del sole che riprende il suo corso ascensionale (cfr. Buttitta 1985).

Accanto all’esistenza di pratiche celebrative liturgiche che si inquadrano perfettamente nei canoni della prescrizione della Chiesa, troviamo, vivissime, altre manifestazioni celebrative, che da essa invece si allontanano. Si tratta di un variegato repertorio vocale e strumentale, ma anche drammatico, che a volte è strettamente connesso alle prescrizioni liturgiche, altre volte è semplicemente ad esse giustapposto.

Cartolina postale dei primi anni del '900 raffigurante un suonatore di zampogna a chiave di Monreale davanti alla cona (coll. G. Fugazzotto).

Così le manifestazioni della tradizione popolare siciliana non si esauriscono nei luoghi e nei giorni canonici del tempo natalizio, ma si esplicano parallelamente nei luoghi del quotidiano, sacralizzandolo, per strada davanti a immagini sacre o edicole votive (‘a cona), o in casa davanti al Bammineddu. La vitale presenza, inoltre, dei canti legati alla questua sottolinea ancora una volta la permanenza di arcaiche pratiche festive.

La maggior parte di queste manifestazioni musicali sono generalmente denominate “novena” , così come la funzione religiosa che si svolge per i nove giorni antecedenti il Natale e  il canto che ad essa si accompagna. Il termine "novena" designa quindi, nell'uso comune, sia il canto narrativo suddiviso in nove parti corrispondenti ai nove giorni della funzione religiosa, sia i canti con diversa struttura formale ma che vengono eseguiti nel medesimo contesto celebrativo. Novene vengono anche chiamati alcuni brani per zampogna o per piccoli complessi strumentali.

Volendo offrire una panoramica della tradizione sonora natalizia in Sicilia proveremo a schematizzare qui di seguito la varietà del repertorio cercando di individuarne le principali forme di manifestazione:

Novena 1. Suite vocale-strumentale che prevede un’introduzione eseguita da un piccolo gruppo di strumenti (generalmente archi e chitarra, ma anche strumenti da banda), il canto delle litanie, il racconto o il canto narrativo sulle vicende della natività, un finale strumentale;

Novena 2. Canto narrativo suddiviso in nove parti corrispondenti ai nove giorni precedenti il Natale;

Novena 3. Canti di varia struttura formale dedicati alla Madonna o a San Giuseppe;

Novena 4. Anche dette nannaredde o ninnaredde, vocali o vocali-strumentali, sono le ninnenanne a Gesù Bambino;

Novena 5. Brani per zampogna o per piccoli complessi strumentali;

Pastorale. Brano strumentale che segue la novena del tipo 5 ma che può essere anche eseguito autonomamente da essa; coincide quasi sempre con il tema del Tu scendi dalle stelle di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori;

Canti di questua. Brani vocali o vocali-strumentali eseguiti di casa in casa per portare gli auguri e richiedere in cambio piccoli doni, in genere cibarie da consumare successivamente;

Rituali sonori diversi come la pasturedda di Antillo (ME) per campane e zampogna, la naca o bamminu a Isnello (PA) eseguita da cinque campane, l’usignolo di S. Marco d’Alunzio (ME) eseguito con l’omonimo fischietto di canna ad acqua durante la solenne messa di mezzanotte a Natale;

Azioni drammatiche. Forme derivate dalle Pastorali ecclesiastiche che mettono in scena le vicende della Natività o l’arrivo dei Magi, come la Pasturali di Licata (AG) o il Pasturatu di Rodì Milici (ME), oppure discendenti da arcaici rituali propiziatori agro-pastorali connessi al solstizio invernale,  come nel caso della Pastorale di Sant’Elisabetta (AG).

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