Mi
soffermerò sulla prima tipologia di novena fra quelle indicate,
proponendo un brano esemplificativo registrato e inciso su disco negli
anni ’30. L’importanza che assume la produzione discografica di quegli
anni -- parliamo quindi di dischi a 78 giri -- relativamente al
patrimonio popolare italiano è oggi evidente: quel repertorio, in quanto
registrato prima dell’inizio dell’attività di ricerca etnomusicologica
in Italia, costituisce l’unica fonte documentaria cui si possa far
riferimento per lo studio della musica tradizionale della prima metà del
Novecento. Molte di queste incisioni, anche se realizzate senza alcuna
intenzione di documentazione etnomusicologica ma esclusivamente per fini
commerciali, rimangono l’unica testimonianza diretta dell’arte di
cantanti e suonatori e il loro valore documentario e musicale é
altissimo. |
Copertina
del Catalogo Italian Records OKeh-Odeon-Fonotipia 1924/25 made
in USA. |
La produzione discografica a 78 giri su temi genericamente
“natalizi” è abbastanza copiosa: tutte le case discografiche operanti in
Italia fino agli anni ’50 ritengono infatti necessario fornire il loro
catalogo di un prodotto particolarmente vendibile e richiesto. Lo stesso
avviene negli anni ’20-’30 negli Stati Uniti, dove risiedono grosse
comunità di emigrati italiani e dove il mercato del disco è fiorente e
prosperoso.
Catalogo Italian Records
OKeh-Odeon Fonotipia 1924/25 made in USA. |
La gran
parte delle registrazioni sul tema del Natale si riferisce al
repertorio strumentale della tradizione popolare e/o popolaresca
e principalmente alle musiche per zampogna o zampogna e
ciaramella; un’altra parte consistente riguarda il repertorio
vocale, o vocale-strumentale, e, in una certa misura, quelle
scenette di vario genere, umoristiche o ironiche, che tanto
favore incontrarono nelle comunità di immigrati italiani negli
Stati Uniti (cfr. Sarica-Fugazzotto
1999). |
Il
documento qui incluso fu pubblicato dalla casa discografica Odeon con il
titolo La nuvena di Natali, di cui erano autori Ajello e Carrubba,
ed esecutore il tenore Carrubba con orchestrina caratteristica
siciliana. In esso viene proposta, con gli ovvi limiti di durata imposti
dalla capacità del supporto, quella sorta di suite vocale-strumentale
ancora oggi documentata su gran parte del territorio siciliano e così
composta: introduzione strumentale, litanie, racconto o canto narrativo
sulle vicende della natività, finale strumentale (solitamente un allegro
ballabile). Nella parte centrale di questa novena, inoltre, è possibile
ritrovare quelle modalità stilistiche ma anche i temi musicali e i testi
verbali che fecero parte della tradizione musicale dei cantastorie. Gli
orbi, così erano chiamati questi suonatori ciechi, eseguivano le novene
su richiesta dei clienti, nelle case o per le strade davanti agli
altarini. Le testimonianze ottocentesche del Pitré ci descrivono la
tradizione pienamente viva e attiva. Ma nell’arco di poco più di un
secolo il cambiamento è stato per certi versi piuttosto considerevole.
Nell’immediato dopoguerra gli orbi operavano certamente come suonatori
di novene
e altri
canti religiosi a Palermo e a Messina. Oggi quasi ovunque è
scomparsa la figura del cantastorie cieco anche se in alcuni
centri dell’isola quel genere di novena non è del tutto caduta
in disuso (cfr. Anelli-La Mantia 1977; Guggino 1980-1988).
Il brano fa riferimento alle modalità devozionali siciliane. L’invito ad
iniziare a suonare, da parte del cantore - I candìli d’a cona
su’ addumati, avanti, sunati! - ci conferma infatti la tradizione
natalizia della cona, l’immagine della natività o del Bambino che
veniva adornata con tralci di arancio o mandarino, e che sostituiva la
rappresentazione presepiale. |
'A Cona.
S. Filippo Superiore (Messina), 1986 |
La Nuvena di Natali
(file mp3) |
Subito dopo attacca l’ "orchestrina
caratteristica siciliana", come viene definita
sull’etichetta del disco, che esegue un brano strumentale,
con funzioni di preludio prima e di interludio poi, dal
carattere allegro e brillante. L’orchestrina è formata da
violino, archi e chitarre con un organico che ricorda molto
da vicino quello degli orbi. |
Il primo pezzo della suite sono le
litanie
in onore di Maria Vergine che sono cantate nella lezione latina come è
in uso ancora oggi sia nella tradizione natalizia sia in altri repertori
di festività religiose in molti paesi della Sicilia. Un esempio piuttosto sorprendente per somiglianza
di modalità stilistiche ed esecutive delle litanie è stato da
me registrato a Novara, in provincia di Messina, in occasione
della festa dell’Assunta, dove il parroco e i fedeli si
sostituiscono al canto di Carruba e la banda all’accompagnamento
della sua orchestrina. |
Processione
dell'Assunta.
Novara di Sicilia, 15
agosto 1998
(file wmv, 41", 801 Kb) |
Alle Litanie segue il racconto delle vicende della Natività. Con un
declamato da cantastorie che si alterna agli interludi strumentali, il
tenore Carrubba recita:
L’eternu Diu criau l’universu,
ogni Prufeta già lu criticau,
e non vulennu , no, lu munnu persu
l’unicu figghiu so’ nni distinau.
ORCHESTRINA
L’Arcanciulu Gabrieli Diu mannau
P’annunziari a la vergini Maria
Lu spirtu santu ca si ci ‘ncarnau
‘n senu pi ginirari lu Missia
ORCHESTRINA
A Giuseppi spusau pi prufizia
Cesari avia bandutu na riscigna
Ieva a Betlemmi ognunu e si scrivia
Così fici sta coppia, santa e digna
ORCHESTRINA
Cu fridda notti a sdranduni nascìu
Intra a na grutta Gesù Bambineddu
Lu voi lu riscardava e l’asineddu
E l’anciuli cantaunu Gloria a Diu
ORCHESTRINA
Ora pi divuzioni di Natali
Offritinni nu picculu spuntinu
Pani, sasizza e costi di maiali,
turruni, nuci, crispeddi e bon vinu
pi spunzicari, tantu p’assaggiari
ORCHESTRINA
Si tratta per lo più di quartine di endecasillabi a
rima alternata, il medesimo metro delle storie o ‘razioni
siciliane che narrano gli episodi della passione di Cristo. Come in
tutti i testi destinati al canto della novena per la committenza,
nell’ultima strofa viene esplicitata la richiesta del pagamento: in
questo caso bevande e cibarie.
Anche il terzo brano presente nel disco di Carrubba
sembra appartenere a quell’ampio repertorio natalizio diffuso fino agli
inizi del secolo scorso dagli orbi (cfr. Staiti 1996). La proliferazione di questi
testi sacri in dialetto raggiunse il suo culmine nel XVIII secolo e fu
incoraggiata, direttamente e indirettamente, dalla Chiesa. L’intento
delle istituzioni era quello di favorire l’acculturazione religiosa
delle fasce popolari traducendo il messaggio cristiano in un linguaggio
facilmente accessibile. Gli orbi furono strumento di questa
politica culturale e la loro attività, almeno per tutto l’ottocento, fu
direttamente controllata dal clero. Proprio agli orbi erano
destinate le pubblicazioni religiose in dialetto, perché trovassero
diffusione fra il popolo.
Esempio ormai famoso di questi testi, la più antica Novena di autore
conosciuto, è Il viaggio dulurusu di Maria Santissima e lu Patriarca
San Giuseppi .
Il testo si deve al Sacerdote di Monreale Antonino Diliberto che lo
pubblicò per la prima volta intorno alla metà del Settecento sotto lo
pseudonimo di Binidittu Annuleru.
O Divina Maistati
Vi prisentu sta Nuvena
E vi preiu ca mi dati
Risistenza, forza e lena
Vinni n’anciulu a vvisari
Fui Giuseppi prestamenti
Picchì Erodi fa ‘mmazzari
Li nicuzzi assai (putenti)
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Lu viaggiu di San
Giuseppi
Erice, 8
dicembre 1993
(file wmv, 27", 542 Kb) |
L’ultima parte dell’incisione di Carrubba è un tema strumentale
ballabile in tempo 6/8. Come attesta Pitrè nel 1981, in alcuni paesi la Novena
era eseguita da gruppi di cinque, otto, dieci
suonatori della banda paesana; essa era costituita da quattro pezzi:
i primi due imitanti la novena per zampogna ; il terzo erano
le litanie; il quarto, a scelta dei suonatori o dei committenti ma
sempre a carattere allegro o ballabile. Anche nella
Sicilia orientale la Novena per zampogna , dopo l’introduzione e la parte centrale lenta sul tema
del Tu scendi dalle stelle, si conclude con un brano detto
ballettu.
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