Gabriele
Marranci Un'identità
complessa In questo articolo vorrei suggerire che lo studio antropologico della musica può essere un contributo e uno stimolo allo studio delle nuove complessità culturali provenienti dalle emigrazioni/immigrazioni nell'area mediterranea, delle quali le seconde generazioni sono le protagoniste spesso dimenticate. La musica (e più in generale l'espressione artistica) non è solo il principale mezzo d'espressione dei giovani, ma è anche un medium in cui cultura, identità personale e collettiva si amalgamano. Nel corso del 1998 ho svolto un lavoro di ricerca sulla musica raï nel contesto dell'immigrazione algerina a Parigi. Le mie ricerche si sono soprattutto svolte nel quartiere di Barbès e nella prima periferia subito dopo il 18éme arrondissement (due zone a prevalenza maghrebina). Prima di partire per il mio fieldwork mi sono reso conto della scarsità degli studi sulla musica raï in Algeria (molti meno sul raï in Francia): solo tre articoli menzionavano il rapporto tra la seconda generazione (i figli nati dagli immigrati o beur) e la musica raï. Ne rimasi piuttosto sorpreso, poiché quotidiani e riviste francesi mostravano un certo interesse alla question beur (1) ed esistono inoltre anche alcuni studi sociologici (Bachmann 1992; Jazouli 1986; Manço 1999, Triblat 1995) dedicati alle particolari caratteristiche culturali di questa generazione. La conoscenza di alcuni jeunes issus de l'immigration algèrien durante le mie ricerche sul campo mutò il mio punto di vista sia sulla musica raï sia sullo scopo stesso della mia ricerca. Infatti, ero partito per Parigi per comprendere le differenze tra musica raï parigina e algerina, ma dopo un breve periodo mi ritrovai a studiare che cosa il raï significasse per le due differenti identità culturali dei beur e degli immigrati algerini. Questo repertorio mostrava di possedere significati profondi per entrambi i gruppi, ma per motivazioni diverse.
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