Salini dà voce succintamente alla sfida essenziale:
"Come fa uno a farsi carico di un'eredità così
forte e preservare l'attaccamento a questa fonte mentre,
allo stesso tempo, vive nella propria epoca?" (note
di copertina di 'Cinqui Soís Chants Polyphoniques
Corses'). Una soluzione è stata quella di usare una
combinazione di significanti moderni e tradizionali - non
necessariamente in proporzioni uguali - nel tentativo di
giungere ad una riconciliazione pratica e simbolica al
tempo stesso (6).
(i) Significatori di continuità con la
tradizione.
Delle caratteristiche specificatamente musicali o
paramusicali invocate per stabilire gli aspetti di nuove
produzioni in un contesto tradizionale, le più comuni
sono:
- (a) l'incorporazione di caratteristiche
stilistiche e strutturali della musica
tradizionale,
- (b) il cantare in polifonia,
- (c) la pratica dell'improvvisazione,
- (d) l'adozione di strumenti tradizionali
corsi,
- (e) l'utilizzo della lingua corsa.
- (a) L'incorporazione di caratteristiche
stilistiche e strutturali della tradizione
- In alcuni casi, le nuove composizioni seguono
molto da vicino i modelli dei generi
tradizionali. Altre canzoni includono motivi
tradizionali ma li combinano con elementi più
originali, mentre altri ancora devono il loro
suono "corso" a tratti più
squisitamente stilistici o procedurali. Alcune
fra le caratteristiche del linguaggio musicale
tradizionale più comunemente conservate sono la
libertà da limitazioni di metrica, l'uso libero
del melisma, la riproduzione delle inflessioni
modali più antiche, e, nel caso delle
composizioni polifoniche a cappella, la gerarchia
tradizionale delle tre voci, le loro qualità
timbriche distinte, la caratteristica vibrazione
delle voci (sia la vibrazione iniziale che, negli
esempi più delicati, il più sottile
"scaglionamento" delle voci durante
tutta l'esecuzione), e la cadenza finale sulla
terza piccarda.
- Antoine Marielli (del gruppo Diana di
LAlba) non vede le sue nuove
composizioni nello stile della chanson (7) come un percorso o
approccio separato, quando viene raffrontato con
il materiale tradizionale, per il fatto che la
"tradizione" è sempre nel sottofondo
della sua mente e influenza inevitabilmente le
sue melodie e armonie (intervista, 1995). Anche
per Petru Guelfucci, c'è una relazione fra gli
stili che seguono il canone della tradizione e il
repertorio delle canzoni, e l'insieme delle
canzoni mantiene "più o meno la radice
tradizionale visto che il mio stile di canto
resta lo stesso" (intervista, 1995).
Commenta in particolare che "i melismi"
sono comuni ai due stili. Anche altri cantanti
parlano del "modo di posizionare la
voce", che è, al loro udito, riconoscibile
come tipicamente corso e conferisce quindi ad
ogni nuova composizione una qualità autentica e
distintiva.
- Fra gli obiettivi di questo articolo c'è un
esame delle trasformazioni più o meno sottili
subite dalle caratteristiche musicali
tradizionali come risultato del loro incontro con
i mezzi tecnologici di produzione e riproduzione,
da una parte, e, dall'altra, con la cultura dello
spettacolo (una discussione preliminare si può
trovare in Bithell 1996.)
- (b) Polifonia
- Durante gli anni '70 e '80, dopo un lungo periodo
di declino e rifiuto, la paghjella (lo
stile indigeno di canto polifonico), subì un
processo fenomenale di rivitalizzazione e
rivalorizzazione (vedi Bithell, in corso di
stampa). Mentre si espandeva l'iniziativa di un
rinnovamento culturale, la polifonia divenne il
fulcro dell'eredità musicale dell'isola e
divenne il marchio di garanzia della cultura
corsa contemporanea. L'associazione E Voce di
u Cumune, che si trova nel villaggio di
Pigna, era particolarmente attiva
nell'investigare ed aiutare la ricostruzione di
repertori quasi dimenticati nella regione di
Balagne. Il suo disco Corsica: Chants
Polyphoniques, diretto da Marcel Pèrès e
distribuito nel 1987 da Harmonia Mundi, ha
rappresentato un documento importante che ha
suscitato molto interesse nel pubblico al di
fuori della Corsica. D'un tratto, all'inizio
degli anni '90, sembrava che ogni gruppo degno di
rispetto facesse un disco dedicato esclusivamente
a canzoni polifoniche cantate a cappella: 'Ab
Eternu', degli A Filetta 'Ab Eternu', dei Voce
di Corsica 'Polyphonies' e 'Per Agata' dei Donnisulana
sono noti punti di riferimento e stabilirono la
tendenza ad includere una combinazione di pezzi
tradizionali, sia sacri che laici, e nuove
composizioni. (Nel caso di Donnisulana le
nuove composizioni erano di Mighele Raffaelli.)
- Queste composizioni originali non si
allontanavano troppo dal linguaggio musicale dei
pezzi tradizionali e mantenendo come base le
procedure strutturali e i tratti stilistici del
sistema polifonico locale. Ogni nuovo elemento
introdotto poteva esser visto come un'estensione
o un'elaborazione dei modelli tradizionali
attraverso un'esplorazione piuttosto cauta delle
possibilità armoniche e della modulazione. La
transizione fu continua e credibile e i risultati
apparirono molto più "tradizionali"
che "moderni". A mano a mano che i
gruppi miglioravano le loro capacità musicali e
aumentava la loro fiducia in se stessi, essi
sentivano anche il bisogno di portare un elemento
di novità nelle future registrazioni, diventando
anche più avventurosi (alcuni direbbero audaci)
nei loro esperimenti. Nel frattempo, il primo
disco de Les Nouvelles Polyphonies Corses
fissò un nuovo canone - favorito dalla
possibilità del gruppo di collaborare con
musicisti internazionali d'alto calibro e di
accedere al meglio delle tecnologie moderne - che
includeva canzoni polifoniche (sia tradizionali
che originali), registrate inizialmente a
cappella, e poi sovraincise in studio con parti
strumentali improvvisate da Manu Dibango, Ryuichi
Sakamoto, Ivo Papasov ed altri, collaborazione
rafforzata da Hector Zazou, responsabile degli
arrangiamenti elettronici.
- Più che una perfetta aderenza alla formula
tradizionale, ora l'importante era, al livello di
"rimanere nella tradizione", il fatto
di cantare in polifonia. Patrizia Poli descrive
il processo di ricostruire l'arrangiamento di una
messa tradizionale, come compare sul secondo
disco de Les Nouvelles Polyphonies, 'In
Paradisu': "Abbiamo lavorato su queste
canzoni tradizionali per ritrovare le voci e poi
ci abbiamo lavorato di nuovo ma in un modo molto
contemporaneo perché da una parte usiamo le voci
in un modo tradizionale e dall'altro usiamo anche
armonie che non sono necessariamente tradizionali
ma che cantiamo in polifonia" (intervista,
1995).
- In generale, si può vedere che il concetto
stesso di polifonia ha subito un processo di
trasformazione, e che è usato prima di tutto per
ogni pezzo nel quale appare un arrangiamento per
voci, comprese le canzoni essenzialmente omofone
di gruppi quali Canta U Populu Corsu e I
Chjami Aghjalesi (nelle quali le voci
mantengono le designazioni tradizionali di secunda,
bassu e terza), e poi per le
canzoni corse in generale, forse per via di un
passaggio alle canzoni non polifoniche di gruppi
che a volte usano la polifonia e ai quali tutti i
media si riferiscono come i "gruppi
polifonici". Anche i pezzi nei quali si
uniscono voci e strumenti o che sono il risultato
di una collaborazione o di un dialogo musicale
con musicisti di altre culture, vengono spesso
chiamati "polifonici".
- (c) Improvvisazione
- Come accade spesso in altre culture del
Mediterraneo, l'improvvisazione è al centro
dell'attività musicale tradizionale della
Corsica. Il tour de force è il
"chjam' è rispondi", un contrasto
poetico improvvisato spontaneamente e adattato ad
un prototipo melodico relativamente stabile che
è comunque personalizzato da ogni cantore ed
adattato, durante l'esecuzione, al variare degli
accenti del testo. In altri tempi, il cantore
medio era esperto anche nell'improvvisare quelle
che potremmo chiamare "canzoni di
circostanza", mentre le donne si
specializzavano in improvvisazioni di lamenti
funebri. In tutti questi generi, comunque, per
quel che riguarda l'improvvisazione, si dà alla
componente testuale una libertà teoricamente
infinita e senza limiti. Per quel che riguarda la
componente musicale, le notevoli raccolte di
registrazioni sul campo della metà del secolo e
le analisi esaustive condotte da Laade rivelano
un insieme abbastanza stretto di prototipi
melodici, anche se con numerose varianti. A
livello musicale, l'improvvisazione avveniva in
limiti ben definiti e utilizzava una grammatica
musicale comune.
- Nel contesto dei gruppi, il distacco più
sperimentale nell'esecuzione del materiale
tradizionale e negli sviluppi di materiale nuovo
è stato giustificato dall'affermazione che
l'improvvisazione è una caratteristica integrale
della tradizione corsa. Si può trovare
un'esempio di questa formulazione nelle note di
copertina di 'Tempi di Sumente' del gruppo A
Cumpagnia: "L'improvvisazione poetica e
musicale è l'altra pietra angolare (sic)
dell'eredità musicale dell'isola e dà uno
sbocco creativo infinito a A Cumpagnia".
Un argomento simile è usato come supporto per la
direzione presa da Les Nouvelles Polyphonies
Corses. Mantenendo centrale l'uso
dell'improvvisazione come una tecnica quasi
compositiva, essi rimangono, secondo loro, fedeli
allo spirito della tradizione. Dobbiamo però
renderci conto che il grado di libertà che hanno
gli esecutori del tipo descritto è molto più
ampio di quello che ha l'esecutore tradizionale;
ciò vale in particolare quando i musicisti
provengono da culture differenti e non sono così
legati ai parametri del linguaggio musicale
locale.
- L'improvvisazione stessa è strettamente legata
alle circostanze della trasmissione orale e della
ri-creazione nella performance. Anche qui, ci si
ricollega alle nuove composizioni sulla base del
fatto che queste vengono raramente espresse in
una forma scritta che fisserebbe la loro
struttura, ma sono anzi sviluppate oralmente dal
gruppo e modificate nel processo, mantenendo
quindi in parte la libertà e la flessibilità
che si trova nel canto polifonico tradizionale,
con un risultato - che può continuare ad
evolversi anche dopo la registrazione - che
rappresenta un atto di creazione comune. In
questo senso, la procedura tradizionale viene
rispettata e, ancora una volta, questo è molto
importante per gli stessi cantanti.
- (d) Uso di strumenti tradizionali
- Quelli che cercano di aggiungere un gusto
tradizionale alle loro composizioni, spesso
incorporano strumenti quali la cetera (un
tipo di cetra), la pifana (un aerofono
ricavato da un corno di capra) o la cialamella
(uno strumento di legno ad ancia). L'introduzione
di questi strumenti non significa necessariamente
che essi vengano suonati in un modo tradizionale,
il che, nel caso della cetera, è comunque
difficile da stabilire visto che lo strumento è
caduto in disuso prima dell'avvento dell'era
della registrazione. L'inclusione di questi
strumenti ha, come parte del discorso sulle
"radici", un impatto a livello visiso
non minore di quello puramente musicale (8).
- (e) Uso della lingua corsa
- Salini ha notato come il termine
"tradizionale" sia sato via via
riferito soprattutto all'uso della lingua corsa
che, nei primi tempi del riacquistu
divenne velocemente "indice di 'cors-ità'
e, quindi, di identità e tradizione"
(1996:197). Di conseguenza, ora ogni canzone in
lingua corsa può essere percepita come
"tradizionale", a prescindere dalla sua
struttura o stile musicale, anche se ci sono pur
sempre quelli che ci tengono molto a stabilire la
fondamentale differenza fra le "canzoni
corse" e le "canzoni in corso" -
un membro del gruppo quasi folclorico A
Mannella, ad esempio, riferendosi alle
canzoni del repertorio del gruppo composte più
recentemente, commenta: "noi non chiamiamo
questo 'cantare la tradizione', lo chiamiamo
'canto in lingua corsa' - la tradizione è
un'altra cosa" (intervista, 1994).
(ii) Significatori di modernità
Per i gruppi come Les Nouvelles
Polyphonies e I Muvrini per i quali è
importante proiettare un'immagine contemporanea,
parallela alla rivendicazione del loro pedigree
tradizionale, la modernità è spesso rappresentata da
(a) uno sviluppo del linguaggio musicale tradizionale;
(b) una varietà più ampia di sperimentazione al livello
della strumentazione; (c) la collaborazione con musicisti
di altre culture, fatto questo che porta
all'incorporazione di elementi di altri linguaggi
musicali.
- (a) Sviluppo del linguaggio musicale
tradizionale
- Come si nota sopra al punto (a), mentre alcune
composizioni aderiscono strettamente a modelli
esistenti, altre sono più progressive nel loro
uso di una più grande varietà di formule
melodiche e, nelle canzoni polifoniche, di
armonie e modulazioni più complicate insieme a
certe trasformazioni in aree quali il timbro,
l'intonazione, e il tempo. Anche se non derivano
necessariamente da un tentativo deliberato di
apparire più "moderni", questi
sviluppi possono comunque esser visti come
facenti parte di un ethos "modernista".
- (b) Varietà più ampia di sperimentazione al
livello della strumentazione
- Mentre i gruppi che usano principalmente chitarre
con l'aggiunta occasionale di violini, mandolini,
o altri strumenti a corda, adottando la formula
stabilita in origine da Canta u Populu Corsu
e altri cantanti di chanson durante gli
anni '70, quelli che vogliono sviluppare uno
stile più contemporaneo aggiungono tastiere e
sintetizzatori e amplificano gli strumenti
tradizionali, aumentando l'uso della tecnologia
allo stadio del missaggio. Possono anche
includere strumenti tradizionali di altre
culture, suonati da musicisti di quelle stesse
culture. Gli strumenti per gli spettacoli de I
Muvrini, ad esempio, includono di solito
tastiere, basso elettrico, mandolino,
fisarmonica, cornamuse, ghironda, due gruppi di
percussioni - uno formato da una batteria
standard e l'altro da un insieme di tamburi ed
altri strumenti percussivi più piccoli che, con
i sintetizzatori, sono usati per aggiungere
colore - e una schiera impressionante di macchine
per il missaggio e sistemi di grande
amplificazione.
- (c) Collaborazioni con altre culture
- Il gusto della collaborazione artistica con
esecutori di altre culture porta inevitabilmente,
al livello del prodotto musicale, ad una
"modernizzazione" o
"evoluzione". Una tendenza parallela
nelle decadi recenti è stata quella di cercare
l'ispirazione in altre culture. L'impulso di
andare oltre e di capire l'altro può essere
fatto risalire al clima postmoderno di coscienza
globale con la sua percezione di un'umanità
condivisa e la sua urgenza per un dialogo e una
co-operazione, sentimento questo che influenza
chiaramente il commento di Ghjacumu Thier nelle
note di copertina del disco de Nouvelles
Polyphonies Corses: "Le voci corse qui
sposano i quattro angoli della terra. È la
storia di un'ibridazione squisita nella quale la
pluralità vive come sintesi e armonia".
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