Tony Langlois 

Udibile ma invisibile: 
la musica delle donne Aissawa di Oujda, in Marocco 

  1. Lo Yu-yu
  2. L'Aissawa di Oujda 
  3. La hadra 
  4. Ortodossia e genere 
  5. Acquiescenza e resistenza 
  6. Conclusioni 
  7. Note 
  8. Riberimenti bibliografici 
 

Traduzione dall'inglese di Piera Sarasini 

 

Introduzione 

Nella città di confine di Oujda, nel Marocco nordorientale, molte donne si riuniscono settimanalmente per cantare canzoni religiose accompagnandosi con battito delle mani e varie percussioni. Questi omaggi musicali sono offerti per ottenere la grazia dei 'santi', nella speranza che la comunità ottenga sollievo dai problemi e dallo stress quotidiani. Questi personaggi sovrannaturali, le cui tombe sono a volte meta di pellegrinaggi locali, sono considerati in grado di placare o esorcizzare i djinn, le dannose entità spirituali che si dice si impossessino degli esseri umani, portando malattia e sfortuna. L'Aissawa è una delle diverse istituzioni di Oujda dedicata alla cura dei problemi delle donne attraverso la produzione di stati estatici per mezzo della musica, della danza, e dell'ambiente sociale rituale. 

In questa sede descrivo questa pratica nella forma in cui l'ho osservata decine di volte nel periodo dal febbraio al luglio 1994. Identifico inoltre la struttura essenziale dell'evento rituale, per dimostrare come questo abbia un ruolo centrale per l'espressione di recriminazioni da parte delle donne che vi partecipano. Quindi esamino questa pratica nella sua veste di manifestazione di narrazioni sociali relative al genere e alla classe collettivamente condivise, che definiscono le identità femminili e ne incanalano tanto l'espressione emozionale quanto il potere politico all'interno della comunità. 

 
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